Durante la manifestazione esplode la bomba
Alle 10:12 il discorso del segretario della F.L.M. viene interrotto da uno scoppio forte, secco che fa ricordare il botto di un potente petardo. S'alza un fumo grigio-azzurro ed un odore acre si spande nell'aria. Dopo un attimo di silenzio, le prime voci si levano dalla folla che ondeggia compatta, poi comincia a sussultare, a sbandare, mentre gli striscioni cadono a terra. La gente urla, impreca, fugge scompostamente. Rimangono sul selciato sei morti e qualche decina di feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Due di questi moriranno nei giorni successivi in seguito alle ferite riportate.

Significativa, a questo proposito, è la testimonianza di Manlio Milani, marito di una delle vittime. Franco Torri , che copriva con un parapioggia gli oratori, si avvicina al microfono e invita i manifestanti a mantenere la calma e a non abbandonare la piazza. Poi, mentre Giorgio Leali sollecita i manifestanti ad avvicinarsi per sicurezza verso il palco, dopo alcuni drammatici istanti di smarrimento, gli operai organizzano i primi soccorsi, fanno "cordone" dove è avvenuto lo scoppio, aiutano i feriti che appaiono meno gravi e coprono con le loro bandiere i corpi straziati delle vittime.

Sono passati appena pochi minuti e prima ancora che arrivino sul posto le autoambulanze, sopraggiungono due furgoni della Celere. I poliziotti scendono in assetto di guerra, brandendo gli sfollagente in modo minaccioso contro gli operai presenti; l'ufficiale che li comanda ordina ai suoi uomini concitatamente di allontanare dalla piazza i presenti. C'è un accenno di scontro frontale tra i lavoratori raccolti sul luogo dell'eccidio e gli agenti: dopo un primo momento di incertezza, gli operai respingono energicamente la provocazione, apostrofando duramente i militi, mentre un nutrito gruppo di attivisti sindacali blocca definitivamente il tentativo di


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