Gli avvenimenti subito dopo la strage
I partecipanti alla manifestazione, sconvolti dagli eventi, si spostano in piazza Vittoria che comunica con piazza Loggia attraverso due strade laterali ed un porticato centrale. I motivi che inducono i dirigenti sindacali a dare queste indicazioni, nascono da due ordini di preoccupazioni: corrono voci che in piazza ci siano, forse sotto le chiuse dei tombini, ancora delle bombe e quindi c'è il rischio di nuove esplosioni. L'altra ragione è che, lasciando sul luogo dell'attentato solo il servizio d'ordine sindacale coadiuvato da altri volontari, si possono facilitare le prime operazioni di trasporto dei feriti più gravi.

Verso le ore 11.00, i dirigenti sindacali e di partito che hanno partecipato alla manifestazione si trovano in Loggia, sede dell'Amministrazione comunale, nell'ufficio del sindaco della città, al fine di concordare le azioni da promuovere. Tra i sindacalisti presenti si intrecciano alcune proposte di mobilitazione, ma su tutte, prevale quella della occupazione simbolica delle fabbriche per il giorno seguente prolungando cosi lo sciopero generale sino al 29 maggio.

Nelle ragioni che sollecitano questa decisione, è presente la necessità di riallacciare un legame col movimento operaio al fine di orientare i lavoratori, dando loro la possibilità di una verifica di massa sulle iniziative da prendere nelle ore seguenti. Alla fine viene anche deciso che,durante la giornata del 29, delegazioni ristrette dei Consigli di Fabbrica dovranno recarsi in piazza Loggia a rendere omaggio ai caduti, mentre la Camera del Lavoro diventa il centro operativo a cui devono far riferimento tutti i quadri ed i dirigenti sindacali. Poco prima delle tredici, terminata la fase dei soccorsi, i vigili del fuoco lavano con gli idranti il luogo dell'eccidio. E' un'operazione che viene considerata normale anche da quella piccola folla di lavoratori che ancora stazionano in piazza, discutendo animatamente.

Sarà solo più tardi che ci si accorgerà della irresponsabilità dell'atto. La pulizia avviene prima che sia stata condotta a termine una ispezione accurata da parte degli organi inquirenti; in tal modo vengono dispersi i reperti dell'ordigno esplosivo collocato nel cestino, la cui natura diverrà uno dei punti su cui poggeranno le accuse a carico degli imputati e si avranno le maggiori perplessità sulla dinamica e sulle responsabilità personali per l'attentato terroristico.


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